- Febbraio 23, 2017
- Di Gaia Marsiaj
- News
Nell’articolo pubblicato l’11 ottobre 2016 abbiamo iniziato a parlare di rischio sismico che deriva dalla combinazione di 3 fattori in un dato sito: pericolosità sismica, valore esposto e vulnerabilità e, in particolare, abbiamo introdotto il concetto di vulnerabilità.
In questo articolo tratteremo un altro degli aspetti legati al rischio sismico ossia la pericolosità sismica.
La pericolosità sismica di un territorio è rappresentata dalla frequenza e dalla forza dei terremoti che lo interessano, ovvero dalla sua sismicità. Viene definita come la probabilità che in una data area ed in un certo intervallo di tempo si verifichi un terremoto che superi una soglia di intensità, magnitudo o accelerazione di picco (Pga) di nostro interesse.
Come sappiamo un terremoto di alta intensità spesso provoca danni alle costruzioni e purtroppo anche la perdita di vite umane. I terremoti tettonici sono i più devastanti in quanto sono la conseguenza dei movimenti di scorrimento che avvengono tra le zolle che formano la crosta terrestre e l’energia che viene sprigionata è molto alta.
Il più disastroso terremoto di questo genere devastò l’Alaska nel 1964.
Il punto di origine di un terremoto all’interno della Terra, dove si è originato il movimento della faglia e da dove partono le onde sismiche è detto ipocentro. La proiezione verticale dell’ipocentro sulla superficie terrestre, cioè la propagazione sferica delle onde sismiche, viene definita epicentro.
PERICOLOSITA’ SISMICA NEL MONDO
Le zone ad alta pericolosità sismica nel Mondo sono corrispondenti a tutte le coste dell’America del Nord e del Sudamerica che si affacciano sull’Oceano Pacifico, alle aree che si affacciano sul Mar Mediterraneo, alla fascia che comprende tutto il Medioriente fino all’India, alla Cina, al Giappone e all’Indonesia nonché alle zone che si trovano negli Oceani lungo le quali passano le placche.
PERICOLOSITA’ SISMICA DEL TERRITORIO ITALIANO
La classificazione sismica è la divisione di un territorio in aree distinte che sono caratterizzate da una determinata pericolosità sismica.
Secondo un’Ordinanza del 2003 in Italia gli Enti locali hanno l’obbligo di classificare dal punto di vista sismico ogni singolo Comune in modo da prevenire danni a edifici e persone, a seguito di un terremoto. In base alla zona gli edifici dovranno essere costruiti secondo la normativa antisismica.
I Comuni italiani sono stati classificati in 4 categorie principali:
Zona 1: sismicità elevata-catastrofica
E’ la zona più pericolosa, dove si possono verificare forti terremoti e dove nel passato alcuni comuni sono stati distrutti durante eventi sismici. In Italia 716 comuni sono in questa zona e si trovano nel nord-est del Friuli Venezia Giulia, lungo l’Appennino Centrale e Meridionale (dall’Umbria alla Basilicata); nel sud-ovest della Calabria, in Sicilia, nella zona di Sciacca e Mazara del Vallo.
Zona 2: sismicità medio-alta
In questi comuni si possono verificare terremoti abbastanza forti. Sono presenti 2.324 comuni e si trovano in gran parte del Centro-Sud Italia, in Sicilia, nei luoghi limitrofi alla Zona 1 del Friuli Venezia Giulia e in una piccola parte a est del Piemonte.
Zona 3: sismicità bassa
I comuni presenti in questa zona possono essere soggetti a moderati terremoti. Sono presenti 1.634 comuni e si trovano in una minima parte del Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino, Toscana. Lazio, Umbria, Abruzzo e Puglia e in gran parte dell’Emilia Romagna.
Zona 4: sismicità irrilevante
I comuni presenti in questa zona sono a basso rischio di terremoto, ma gli edifici pubblici, come scuole, ospedali e caserme devono essere costruiti con criteri antisismici e devono essere messi a norma quelli già esistenti. In questa zona sono compresi 3.427 comuni presenti in Val d’Aosta, Piemonte, Alto Adige, basso Veneto, il Promontorio del Gargano in Puglia e tutta la Sardegna.
È necessario ribadire che questa classificazione deriva principalmente dalla sismicità storica cioè dagli eventi sismici che hanno caratterizzato il nostro territorio. Purtroppo la memoria umana non è paragonabile al periodo geologico; basti pensare ad un terremoto avvenuto nel 1300 le cui uniche memorie sono rappresentate da delle incisioni conservate all’interno di un’abazia che è andata distrutta 150 anni dopo………che memoria resta di questo terremoto?
Concludo lasciandovi questo dubbio: sarà corretto classificare zona 3 (considerata a sismicità bassa) le zone emiliane colpite dal terremoto del 2012 nonostante abbia provocato la perdita di vite umane e milioni di danni?